Conference on the Quran

I musulmani credono che il Corano sia Parola stessa di Dio rivelata al Profeta Muhammad (pbsl) in un periodo di 23 anni. La sua organizzazione interna appare come un mistero nella mente occidentale, specialmente quando si comprende che i primi versetti rivelati al Profeta (pbsl) nel 610 d.C. erano: “Leggi nel nome del tuo Signore che ha creato, ha creato l’uomo da una aderenza. Leggi, che il tuo Signore è il Generosissimo, Colui che ha insegnato mediante il calamo, ha insegnato all’essere umano quello che non sapeva”.
Eppure questi versetti, nonostante siano stati i primi ad essere rivelati, sono stati posti all’inizio del Capitolo 96 della sura al-Alaq, mentre l’ultimo versetto rivelato prima della morte del Profeta (pbsl), nel 632 d.C., costituisce il versetto 281 della sura al-Baqara: “State
attenti al Giorno in cui farete ritorno a Dio ed ogni anima sarà ripagata per quanto ha guadagnato e nessuno subirà ingiustizia”.
La tradizione musulmana insegna che, quando l’arcangelo Gabriele recò le rivelazioni al Profeta Muhammad (pbsl), nel corso dei 23 anni del suo apostolato, lo informò anche dove dovessero essere collocate all’interno del libro che oggi conosciamo con il nome di Corano.
Comunque, per capire la struttura del Corano, si deve comprendere che non è stato compilato in un ordine storico, in cui la rivelazione venne ricevuta, ma secondo il modo in cui l’Altissimo ha desiderato che fosse riportato. Queste sono solo alcune delle questioni che dovevamo tenere bene in mente prima di iniziare la presente traduzione.
Un’altra questione è relativa all’identità di colui che parla nel Corano. Il lettore occidentale, dopo aver coprendo che è Dio che parla al Profeta (pbsl) e non quest’ultimo che si rivolge ai credenti, deve affrontare la problematica relativa al perché Dio si riferisca a Se Stesso con diversi pronomi, a volte nella medesima frase, come: Egli, Noi, Io. Nella mente del lettore occidentale, che è abituato alla lettura della Bibbia, questa mancanza di uniformità presenta delle difficoltà.

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Muhammad Asad nella Prefazione al suo Messaggio del Corano ha scritto: “Costoro sembrano non aver compreso che questi cambiamenti non sono accidentali, ma sono deliberati. Si tratta, infatti, di un mezzo linguistico inteso a sottolineare l’idea che Dio
non sia una “persona”, e quindi, non possa essere apostrofato realmente con i pronomi che vengono applicati agli esseri umani finiti”.
Un’altra questione è relativa al fatto che nei manoscritti originali, che risalgono al VI e all’VIII secolo, non vi erano né virgole né segni che potessero indicare dove una frase inizia e finisce all’interno di un capitolo. Solitamente, le altre traduzioni traducono i versetti in modo continuo. Così, dal momento che questa difficoltà non esiste quando un musulmano legge il Corano in arabo, abbiamo deciso di raggruppare i versetti che trattano di una medesima questione in un unico paragrafo. Il Corano viene recitato in lingua araba da 1450 anni secondo regole ben stabilite e conosciuto. I padri hanno insegnato ai loro figli a recitarlo e poi a leggerlo utilizzando le medesime regole impiegate dal tempo del Profeta (pbsl) in poi.
Poi si è verificato il problema della grammatica e dei tempi verbali. Uno dei professori americani, che ha lavorato al controllo della resa corretta in lingua inglese, mi fece notare che in una stessa frase non ho utilizzato lo stesso tempo verbale, così come avrei dovuto al fine di rispettare le regole grammaticali. Mostrandomi d’accordo con il suo suggerimento, iniziai a correggere le frasi dove questo si verificava. Però, subito dopo, decisi di desistere. Solitamente, prima di apportare una modifica alla traduzione, richiamo alla mente
l’originale arabo oppure torno ad esaminare il testo, se c’è ne è 25 bisogno. Mentre riflettevo su quanto era scritto nel Corano, compresi che Dio utilizza passato e presente nella medesima frase, il che mi ha indotto a pensare che il testo sacro vuole comunicare qualcosa che deve essere compreso. Nello stesso tempo, inoltre, rammentai che il tempo di Dio non è lo stesso degli esseri umani, che invece si distingue in passato, presente in futuro. Così decisi di dovermi attenere all’originale arabo nella traduzione di quei versetti che mostrano in realtà la relatività del tempo, anche se alcuni lettori potrebbero incontrare delle difficoltà.

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Infine, è stato necessario considerare la tensione geopolitica mondiale, successivamente all’undici settembre. Tentare di presentare il Corano in una luce positiva è certamente interpretata come una minaccia da molte persone, inclusi alcuni musulmani, che nutrono un timore tale verso le intenzioni degli occidentali da essere stanchi di ogni tentativo di mutare lo status quo. Altri musulmani invece sono sospettosi verso un tentativo di accostare il Corano alla Bibbia al fine di enfatizzare le similarità. Il medesimo atteggiamento è condiviso da alcuni gruppi cristiani che vedono nel Corano solo un testo, la cui lettura dovrebbe essere bandita e prendono precauzioni verso quello che definiscono CristianIslam, quando odono che i musulmani parlano in termini positivi di Gesù (pace su di lui).
Ora guardo indietro ai diversi anni di lavoro e sorrido. Non sarò mai pienamente soddisfatto del risultato perché la traduzione riguarda ciò che per i musulmani è Parola di Dio, ossia il Corano. Tuttavia, sono convinto che questo costituisca un umile tentativo verso la semplificazione del linguaggio al fine di rendere il significato più accessibile al lettore commune.

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